I verba timendi, cioè i verbi di timore, hanno una costruzione particolare, in quanto reggono una proposizione completiva. Stiamo parlando di verbi come timeo, metuo e vereor, ma anche di espressioni come periculum est oppure timor est.
Siccome posso temere che una cosa accada (e quindi non voglio che accada), ma posso anche temere che non accada (e quindi voglio che accada), ho a disposizione due modi per esprimere la completiva retta dai "verba timendi":
ne + congiuntivo presente / imperfetto, se non voglio che accada qualcosa
ut oppure ne non + congiuntivo presente / imperfetto, se voglio che accada qualcosa
Nella proposizione completiva la scelta del tempo del congiuntivo dipende dal tempo della reggente, così come avviene nella proposizione finale, pertanto il congiuntivo presente sarà legato ad un tempo principale nella reggente, mentre il congiuntivo imperfetto sarà dipendente da un tempo storico nella reggente.
Ai fini della traduzione in Italiano, posso semplificare il tutto affermando che, quando in Latino c'è la negazione (es. ne + congiuntivo), in Italiano traduco "temo che", scegliendo la forma affermativa. Se invece in Latino trovo la forma affermativa (es. ut, oppure le due negazioni ne + non, che finiscono per affermare), allora in Italiano traduco "temo che non".
Timeo ne exercitus vincat. = Temo che l'esercito vinca.
Timeo ut exercitus vincat. = Temo che l'esercito non vinca.
Timeo ne exercitus non vincat. = Temo che l'esercito non vinca.