Il genitivo è il caso del:
complemento di specificazione
1) genitivo possessivo
Con il genitivo possessivo indichiamo un genitivo che indica possesso. Es. Caesaris virtus magna erat = Il valore di Cesare (che apparteneva a Cesare, di proprietà di Cesare) era grande.
2) genitivo oggettivo
Nella frase "Divitiarum ostentatio perniciosa est" = "L'ostentazione delle ricchezze è dannosa", il genitivo "divitiarum" ha un valore oggettivo, in quanto "l'ostentazione delle ricchezze" significa che ostentano "le ricchezze" (parola che è al genitivo e che ha funzione di complemento oggetto).
3) genitivo soggettivo
Nella frase "Hostium impetus cives terrebat" = "L'attacco dei nemici spaventava i cittadini", il genitivo "hostium" ha un valore soggettivo, in quanto "l'attacco dei nemici" significa che "i nemici" (parola che è al genitivo) ha funzione di soggetto, in quanto sono i nemici che attaccano.
4) genitivo dichiarativo, anche detto "epesegetico"
Si tratta di un genitivo che ha la funzione di spiegare meglio, di passare dal concetto generale a quello particolare.
Es. Flos rosae pulcher est = Il fiore della rosa è bello ("rosae" è il genitivo che mi permette di passare dal concetto generale di fiore a quel preciso fiore che è la rosa)
complemento di stima e prezzo
Introdotto da verbi come
"aestimo, duco, facio, puto, habeo" = io reputo, io considero, io valuto
"emo" = io compro
"vendo" = io vendo; "veneo" = io sono venduto
esprime la stima, se generica, con il genitivo semplice:
magni = molto; maximi = moltissimo
parvi = poco; minimi = pochissimo
tanti = tanto; quanti = quanto
pluris = di più; minoris = di meno
se invece la stima è numericamente precisa, legata a un numero, allora va espressa all'ablativo.
complemento di colpa
è introdotto da verbi come "accuso" = io accuso, "damno" e "condemno" = io condanno, "absolvo" = io assolvo;
la colpa si esprime con i genitivi: ad esempio "capitis" = di pena capitale; "furti" = di furto; "proditionis" = di tradimento; "repetundarum" = di concussione.
complemento di pena
Legato a verbi come "damno" e "condemno" = "io condanno" e "absolvo" = io assolvo, il complemento di pena si può esprimere con il genitivo, se la condanna viene espressa in modo indeterminato: "dupli" = al doppio, "tripli" = al triplo, "pluris" = a più, "minoris" = a meno, "tanti" = a tanto, "quanti" = a quanto. Va espresso in ablativo invece, se la pena è precisata con il numero di anni oppure con il motivo stesso della pena: "exilio" = all'esilio, "morte" = a morte.
complemento di qualità
Il complemento di qualità si esprime con il genitivo, se la qualità è di tipo morale; se si tratta di qualità fisiche, vanno espresse con l'ablativo semplice. Infine, se le qualità sono morali ma momentanee, vanno espresse come se fossero qualità fisiche, quindi con l'ablativo semplice.
Es. Catilina magna vi vir fuit = Catilina fu un uomo dalla grande forza ("magna vi" è ablativo = qualità fisiche)
Es. Pythagoras magni ingenii philosophus fuit = Pitagora fu un filosofo dal grande ingegno ("magni ingenii" è genitivo = qualità morali)
Es. Miles forti animo fuit = Il soldato fu (un uomo) dal grande coraggio ("forti animo" è ablativo, indica qualità morali momentanee, legate a una precisa situazione).
genitivo di pertinenza
Il genitivo di pertinenza si trova accompagnato dalla terza persona singolare del verbo "sum" e si traduce con "è proprio di... / è compito di... / è dovere di...".
Es. Discipuli est discere. = è compito dell'alunno imparare.
In Latino troviamo sottinteso uno di questi termini: officium, munus, proprium.
Se la persona a cui spetta fare qualcosa è rappresentata da un pronome personale di 1a o 2a persona singolare o plurale, non troviamo il genitivo, ma: meum, tuum, nostrum e vestrum. Es. meum est docere = è mio dovere / è compito mio insegnare.
Se invece si tratta di una 3a persona singolare o plurale, allora usiamo "illius, illorum / illarum; eius, eorum / earum". Es. Eius est scribere = è suo (di lui / di lei) compito scrivere.
interest, refert
Si tratta di verbi rispettivamente composti di sum e di fero, cioè intersum = io partecipo e refero = io riferisco / io riporto; nella loro forma impersonale, cioè "interest" e "refert", il significato cambia radicalmente, perché entrambi significano "interessa, importa". In questa costruzione troviamo la persona a cui importa, che è espressa al genitivo. Per dire "al re importa", dovrò utilizzare "regis interest / refert". Cambia tutto, se la persona a cui interessa è rappresentata da un pronome personale, infatti in tal caso il pronome personale va tradotto in latino con l'aggettivo possessivo corrispondente, che troviamo all'ablativo singolare femminile. Es. a me interessa = mea interest / refert; a voi interessava = vestra intererat / referebat, etc... Se poi si tratta di un pronome personale di terza persona, singolare o plurale, allora va espresso con il genitivo di is, ea, id: a lui interessa = eius interest / refert; a loro interessa = eorum interest / refert. È consentito l'utilizzo del possessivo sua, all'ablativo singolare femminile, in analogia con quanto accade alla prima e alla seconda persona singolare e plurale, solo se ci troviamo in una proposizione infinitiva o in un'interrogativa indiretta, e la persona a cui interessa coincide con il soggetto della proposizione reggente. Es. Cicerone diceva che questa cosa gli interessava. Siccome "gli" = a Cicerone, che è il soggetto della reggente, devo tradurre "gli" con "sua" e non con "eius": Cicero dicebat hoc sua interesse.
La cosa che interessa non è mai espressa attraverso un sostantivo, infatti abbiamo bisogno di sostituire il sostantivo con un infinito o una proposizione infinitiva:
Al soldato interessa la vittoria - > Al soldato interessa vincere -> Militis vincere interest / refert.
Al console interessava la verità -> Al console interessava sapere la verità -> Consulis veritatem scire intererat.
oppure con una completiva (ut/ne + congiuntivo):
A Cesare interessa la partenza dell'esercito -> A Cesare interessa che l'esercito parta -> Caesaris interest ut exercitus proficiscatur.
o ancora con un'interrogativa indiretta:
Gli importa la posizione dei nemici -> Gli importa dove siano i nemici -> Eius interest ubi hostes sint.
Rimane da precisare che la cosa che interessa può essere espressa da un pronome dimostrativo di genere neutro:
hoc mea interest = questa cosa mi interessa.
Infine, se voglio indicare quanto mi importa qualcosa, ho a disposizione avverbi (magis = di più, magnopere = molto, maxime = moltissimo, minime = pochissimo) oppure posso usare il genitivo di stima (magni = molto, parvi = poco) o il neutro avverbiale (multum = molto, parum = poco).
memini = io ricordo, reminiscor = io ricordo, obliviscor = io dimentico
Questi verbi vogliono il genitivo della persona che si ricorda o si dimentica, mentre la cosa che si ricorda o si dimentica va espressa in accusativo, talvolta con il genitivo. Risulta obbligatorio invece tradurre all'accusativo la cosa che si ricorda o si dimentica, se si tratta di un pronome neutro (es. hoc).
Es. Ciceronis memini = io mi ricordo di Cicerone (genitivo)
Es. Romanorum victoriam reminiscor = io ricordo la vittoria (accusativo) dei Romani.
Es. Hoc oblitus sum = Mi dimenticai di ciò (accusativo, in quanto pronome dimostrativo neutro).
recordor = io ricordo
Richiede il complemento d'argomento, con de + ablativo, per la persona che ricordiamo, e l'accusativo della cosa che ricordiamo.
Es. De Caesare recordamus = noi ci ricordiamo di Cesare (de + ablativo)
Es. Mea verba recordaris = tu ricordi le mie parole (accusativo)
l'espressione alicui venit in mentem = a qualcuno viene in mente
In questa espressione, con "alicui" intendiamo la persona a cui viene in mente, che va espressa al dativo. La cosa che viene in mente, invece, può andare al genitivo (mi viene in mente di...) oppure va al nominativo, se vogliamo utilizzare una costruzione personale (La battaglia mi viene in mente). Se la cosa che viene in mente è rappresentata da un pronome neutro, va sempre al nominativo.
Es. Scipionis mihi venit in mentem = mi viene in mente di Scipione (genitivo)
Es. Hoc tibi veniebat in mentem = Questa cosa (obbligatoriamente nominativo, in quanto pronome neutro) ti veniva in mente
Es. Pugna duci venerat in mentem = La battaglia (nominativo) era venuta in mente al comandante
i verbi che significano "far ricordare": moneo, commoneo, admoneo, commonefacio
Questi verbi richiedono la persona a cui si fa ricordare in accusativo, mentre la cosa che si fa ricordare va espressa con de + ablativo oppure con il genitivo. Come per le altre costruzioni, se la cosa è rappresentata da un pronome neutro, va sempre all'accusativo.
Es. Imperator milites de virtute commonebat = Il comandante faceva ricordare il valore (de + ablativo) ai soldati (accusativo).
Es. Lex cives officii monebat = La legge faceva ricordare il dovere (genitivo) ai cittadini (accusativo).
Es. Parentes liberos hoc admonuerunt = I genitori fecero ricordare ciò (obbligatoriamente accusativo, in quanto pronome neutro) ai figli (accusativo).