La proposizione finale può essere espressa in molti modi. La soluzione più frequente è:
ut + congiuntivo presente / imperfetto
Utilizzo il congiuntivo presente se nella proposizione reggente trovo un tempo principale, cioè un presente, futuro semplice o futuro anteriore. Invece scelgo il congiuntivo imperfetto se nella proposizione reggente trovo un tempo storico, cioè un imperfetto, perfetto o piuccheperfetto.
Es. Exercitus pugnat ut vincat. = l'esercito combatte (presente), affinché vinca (cong. presente) / per vincere.
Es. Exercitus pugnavit ut vinceret. = l'esercito combattè (perfetto), affinché vincesse (cong. imperfetto) / per vincere.
Come si nota, la traduzione implicita (per vincere) è la più semplice, perché mi permette di non utilizzare il congiuntivo, ma non è sempre utilizzabile. Infatti occorre che il soggetto della proposizione reggente (exercitus) sia lo stesso della proposizione finale. Se non c'è lo stesso soggetto, è obbligatorio utilizzare la traduzione esplicita, cioè quella con il congiuntivo.
La forma negativa (affinché non...) si esprime con ne + congiuntivo presente / imperfetto
participio presente (raramente)
supino (se nella reggente c'è un verbo che indica movimento)
Il supino si utilizza solo se nella proposizione reggente è espressa un'idea di movimento:
Exercitus profectus est pugnatum -> L'esercito partì per combattere.
Possiamo utilizzare il supino pugnatum perché il verbo della reggente, profectus est, indica una partenza, quindi un movimento.
quo + congiuntivo presente / imperfetto (se ci sono aggettivi o avverbi di grado comparativo)
qui, quae, quod + congiuntivo presente / imperfetto
Presto questi ulteriori modi per esprimere la finale saranno illustrati in maniera più dettagliata.