Una volta stabilito che in Latino ci sono otto parti del discorso, a differenza dell'Italiano, che ne presenta nove grazie alla presenza dell'articolo, possiamo procedere con la distinzione fondamentale tra parti variabili, cioè che presentano variazioni nella parte finale della parola, e parti invariabili, che rimangono sempre così come sono.
Sono parti variabili del discorso: i sostantivi, gli aggettivi, i pronomi ed i verbi
Sono parti invariabili del discorso: gli avverbi, le congiunzioni, le interiezioni e le preposizioni.
Soffermiamoci sulle parti variabili del discorso: quando la parte finale della parola cambia, ci troviamo davanti a un fenomeno noto come flessione. Questa flessione prende a sua volta il nome di declinazione, se riguarda dei sostantivi, degli aggettivi o dei pronomi, mentre parliamo di coniugazione, quando la flessione riguarda i verbi.
Per comprendere ulteriormene la flessione, abbiamo bisogno di definire con precisione che cosa siano la radice, il tema, la desinenza e la terminazione.
La radice di una parola è l'elemento minimo che contiene il significato fondamentale della parola stessa.
Se prendiamo in esame queste parole:
gravis, gravitas, adgravo, adgravesco, gravedo
la radice comune è grav-, alla quale possiamo aggiungere prefissi (prima della radice) o suffissi (dopo la radice).
Il tema della parola è l'insieme di eventuale prefisso + radice + eventuale suffisso della parola stessa.
Ad es. adgravesco ha un tema che è costituito dal prefisso ad + la radice grav + il suffisso esc.
Nelle parti variabili del discorso abbiamo una parte variabile, che si chiama desinenza. Anche in Italiano la desinenza svolge un ruolo importante, perché ci permette di distinguere il maschile dal femminile o ancora il singolare dal plurale: bello (-o = maschile, singolare), bella (-a = femminile, singolare), belli (-i = maschile, plurale), belle (-e= femminile, plurale).
In Latino, la desinenza è fondamentale, in quanto non solo ci informa sul genere e sul numero, ma ci dà anche delle notizie fondamentali sulla funzione logica svolta dalla parola. Ad esempio, nella parola aram noi individuiamo ar- come radice, -a- come vocale tematica e -m come desinenza. La desinenza -m mi dice che si tratta di un accusativo singolare e che quindi la parola aram ha la funzione di complemento oggetto o di complemento predicativo dell'oggetto all'interno della frase.
La terminazione comprende la vocale tematica e la desinenza. Tornando all'esempio precedente, aram ha quindi una radice ar- ed una terminazione -am, formata dalla vocale tematica -a- e dalla desinenza -m. La vocale tematica è un aspetto fondamentale delle forme verbali e ce ne accorgiamo fin dal primo incontro con le quattro coniugazioni e le differenti vocali tematiche.
La flessione dei nomi: la declinazione
La flessione dei verbi: la coniugazione