Per posizionare l'accento su una parola latina, dobbiamo considerare tre regole fondamentali:
L'accento non può mai andare sull'ultima sillaba. Ad es. nell'avverbio breviter la sillaba ter non sarà mai accentata.
L'accento non può mai andare oltre la terzultima sillaba (legge del trisillabismo). Ad es. nella forma verbale paraverunt, l'accento non potrà mai essere posizionato sulla sillaba pa, che è la quartultima.
Per esclusione, l'accento sarà collocato quindi sempre sulla penultima oppure sull'eventuale terzultima sillaba.
Come posso stabilirlo? Dipende dalla quantità vocalica della penultima sillaba, perché se questa è breve, l'accento andrà il più lontano possibile:
1) sulla terzultima sillaba, se il sostantivo prevede almeno tre sillabe, come capita con la parola civĭtas, in cui è la sillaba ci ad avere l'accento
2) sulla penultima stessa, come capita con il sostantivo cănis, in cui la penultima sillaba că è breve, ma non c'è la terzultima sillaba e quindi l'accento cade inevitabilmente sulla penultima.
Se invece la penultima sillaba è lunga, l'accento cadrà sempre sulla penultima, come si verifica nella parola libērtas
Le particelle
-que, che corrisponde alla congiunzione e
-ce, che corrisponde a qui, là
-ve, che si traduce o
non hanno un proprio accento e per questo si appoggiano alla parola che le precede, formando così un'unica parola, che presenta il proprio accento sulla penultima sillaba, che coincide con l'ultima sillaba del sostantivo che precede l'enclitica. Ai fini della traduzione, dovremo sempre ricordarci di tradurre prima di tutto le enclitiche -que, -ce o -ve e poi il sostantivo che le precede.
Ad esempio, rosaque si leggerà rosàque e si tradurrà "e la rosa".
C'è infine la possibilità che -que perda la sua natura di enclitica e quindi sia un semplice suffisso della parola con cui si compone. In tal caso, valgono le regole dell'accento e quindi undique si leggerà ùndique, così come itaque sarà ìtaque.