L'accusativo è il caso del:
complemento oggetto
complemento predicativo dell'oggetto: è introdotto dai verbi APPELLATIVI (chiamare), ESTIMATIVI (ritenere, considerare, valutare), ELETTIVI (eleggere, nominare), EFFETTIVI (fare, rendere), SEMPRE DI FORMA ATTIVA. Ad esempio, nella frase: "Gli alunni hanno eletto Marco rappresentante", "rappresentante" è un complemento predicativo dell'oggetto, mentre "Marco" è complemento oggetto.
Cives milites strenuos putant. I cittadini ritengono i soldati valorosi (valorosi = c. pred. dell'ogg.)
Contiene un complemento predicativo dell'oggetto l'espressione "facere certiorem aliquem de aliqua re / alicuius rei = "informare qualcuno su qualcosa / di qualcosa", in cui "facere" è un verbo effettivo e regge il c. oggetto "aliquem" e il c. predicativo dell'oggetto "certiorem" = "fare qualcuno più sicuro -> informare". La cosa viene espressa con un c. d'argomento (de + ablativo) oppure col genitivo semplice. Es. Legati cives de victoria / victoriae certiores fecerunt = Gli ambasciatori informarono i cittadini sulla / della vittoria.
Se rendo passiva questa espressione, trovo il c. predicativo del soggetto e la persona che viene informata va al nominativo, il verbo "facere" infine diventa "fio". Es. (ego) certior de aliqua re / alicuius rei fio = io sono informato su qualcosa / di qualcosa.
DOCEO-ES-UI-DOCTUM-ERE = INSEGNARE, 2 tr.
Doceo si costruisce con l'accusativo della cosa che si insegna e l'accusativo della persona a cui si insegna, quindi il verbo "doceo" regge il doppio accusativo.
Latinum te doceo. = ti insegno il Latino.
Se poi, con "doceo", trovo "de + ablativo", allora il verbo significa "informare"
De exercitus victoria te doceo. = Ti informo sulla vittoria dell'esercito.
E se voglio utilizzare "doceo" al passivo? Come si costruisce?
Al passivo non esiste "doceor" per dire "io sono insegnato", infatti "doceor" viene sostituito dalla coniugazione attiva di disco-is-didici-ĕre, 3 tr.= imparare. Del resto, anche in Italiano, non uso il passivo "io sono insegnato", ma la forma attiva "io imparo".
Come si costruisce "disco"?
Disco si costruisce con l'accusativo della cosa che imparo e "a/ab + ablativo" della persona dalla quale imparo.
Discipuli Latinum a magistro discunt. = Gli alunni imparano il Latino dal maestro.
In alternativa all'uso di "disco", posso utilizzare i seguenti verbi, sempre per esprimere il passivo di "doceo":
INSTITUOR = io sono istruito, forma passiva del verbo instituo-is-stitui-stitutum-ĕre, 3 tr.
ERUDIOR = io sono erudito, forma passiva del verbo erudio-is-ivi-itum-ire, 4 tr.
IMBUOR = io sono "imbevuto"/educato, forma passiva di imbuo-is-bui-butum-ĕre, 3 tr.
Questi verbi reggono l'ablativo di limitazione per quanto riguarda la cosa in cui io sono istruito e "a/ab + ablativo" della persona da cui sono istruito.
Es. Discipuli philosophiā a magistra erudiuntur / instituuntur / imbuuntur.
Gli alunni sono eruditi nella filosofia dalla maestra -> Gli alunni imparano la filosofia dalla maestra.
Il verbo "celo" ha molte cose in comune con "doceo": si costruisce infatti con il doppio accusativo, nella sua forma attiva. Es. Veritatem te celo = "Ti nascondo la verità". Al passivo "celor" = "io sono nascosto", nel senso di "io sono tenuto all'oscuro", si costruisce con
"a / ab + ablativo" della persona da cui sono tenuto all'oscuro
de + ablativo della cosa su cui sono tenuto all'oscuro
Es. De veritate a te celor = "Sono tenuto all'oscuro da te sulla verità" -> Tu mi nascondi la verità.
Alcuni verbi reggono l'accusativo in Latino, anche se in Italiano sono intransitivi: iuvo (giovo a... + acc.), fugio (fuggo da... + acc.), effugio (sfuggo a... + acc.), ulciscor (mi vendico di... + acc.), delecto (piaccio a... + acc.), despero (dispero di... + acc.), deficio (manco a... + acc.), abdico (abdico da... + acc.).
Come detto, il verbo "deficio" ha un significato principale: "io manco" (Es. Virtus consulem deficit = Il valore manca al console), al quale però si aggiungono le seguenti costruzioni e traduzioni:
Sol / Luna deficit = il sole, la luna si eclissa
deficere animo = perdersi d'animo
deficere ab aliquo ad aliquem = passare da una parte all'altra
deficior viribus = sono abbandonato dalle forze
Romani deficiunt = i Romani defezionano
I "verba rogandi", cioè i verbi del chiedere:
oro, rogo, interrogo: reggono un solo accusativo (o della persona a cui si chiede o della cosa che si chiede). E se voglio esprimere anche la cosa che chiedo, e non solo la persona a cui rivolgo la domanda? Posso ricorrere ad una proposizione subordinata interrogativa indiretta o ad una proposizione subordinata infinitiva.
Es. Te oro / rogo / interrogo = Ti chiedo (qui ho espresso solo l'accusativo della persona a cui chiedo).
Es. Pacem oro / rogo / interrogo = Chiedo la pace (qui ho espresso solo l'accusativo della cosa che chiedo).
Es. Te oro pugnare = Ti chiedo di combattere (qui ho espresso la cosa attraverso una proposizione subordinata infinitiva)
Es. Te oro quid facias = Ti chiedo cosa fai (qui ho espresso la cosa attraverso una proposizione subordinata interrogativa indiretta).
Fa eccezione l'espressione "rogare aliquem sententiam" = "chiedere un parere a qualcuno", che prevede sia l'accusativo della persona a cui chiedo sia l'accusativo della cosa che chiedo.
"Oro" richiede il doppio accusativo, se la cosa che chiedo è rappresentata da un pronome neutro. Es. Te hoc oro = Ti chiedo ciò.
Fanno parte dei "verba rogandi" anche "posco, reposco, flagito", che però sono molto più rari di "oro, rogo, interrogo" e si costruiscono con il doppio accusativo, della persona a cui chiedo e della cosa che chiedo. Es. Librum te posco = Ti chiedo il libro.
I "verba rogandi" più importanti sono "peto" = "io chiedo (per avere)" e "quaero" = "io chiedo (per sapere)".
"Peto" significa "io chiedo (per avere)" e si costruisce con l'accusativo della cosa che chiedo e a/ab + ablativo della persona alla quale chiedo. Es. A te librum peto = Ti chiedo il libro (per averlo).
"Peto" ha anche altri significati e costruzioni:
Petere + Romam (o un altro nome di città, sempre in accusativo) = Dirigersi a Roma.
Petere + consulatum (o un'altra carica politica, sempre in accusativo) = Aspirare al consolato
Petere + hostem = Assalire il nemico. Es. Romani Gallos petunt = I Romani assalgono i Galli.
"Quaero" significa "io chiedo (per sapere)" e si costruisce con l'accusativo della cosa che chiedo ed e/ex + ablativo della persona alla quale chiedo. Es. E te aetatem quaero = Ti chiedo l'età (per saperla).
I verbi assolutamente impersonali, che hanno soltanto la 3a persona singolare, come si nota dal loro paradigma. Si tratta di:
miseret, miseruit, miserēre = avere misericordia
paenitet, paenituit, paenitēre = pentirsi
piget, piguit / pigĭtum est, pigēre = rincrescersi
pudet, puduit, pudēre = vergognarsi
taedet, (per)taesum est, taedēre = annoiarsi
Si tratta di verbi che hanno due cose in comune tra loro: appartengono alla seconda coniugazione ed indicano sentimenti, stati d'animo. La persona che prova il sentimento va in accusativo, mentre la persona o la cosa che genera il sentimento va al genitivo.
Es. Milites pugnae paenitet = I soldati si pentono della battaglia. (In questa frase, il soggetto "milites" va in accusativo, perché indica chi si pente, mentre "pugnae" va al genitivo, perché esprime la cosa di cui ci si pente).
La persona che prova il sentimento, all'interno della perifrastica passiva, non va all'accusativo, ma al dativo d'agente, seguendo la regola generale.
Es. Nobis paenitendum est = Noi ci dobbiamo pentire.
Se la cosa di cui ci si pente, annoia, etc... è rappresentata da un pronome neutro (es. hoc, illud, etc...), come nella frase "me hoc pudet", il pronome neutro va al nominativo secondo alcuni (e quindi la traduzione sarebbe "questo mi fa vergognare"), secondo altri all'accusativo (che si spiegherebbe come accusativo di relazione, cioè "io mi vergogno relativamente a ciò").
Se la cosa di cui si prova il sentimento è rappresentata da un verbo, va all'infinito oppure con quod + indicativo / congiuntivo, con valore dichiarativo (es. Vi vergognate del fatto che...).
Es. Vos taedet exire / Vos taedet quod exeatis = Voi vi annoiate di uscire.
I verbi relativamente impersonali, che hanno soltanto la 3a persona singolare e la 3a persona plurale:
fallit, fugit, latet, praeterit = sfugge
decet, dedecet = conviene, non conviene (dal punto di vista morale)
iuvat = giova
delectat = diletta
La cosa che giova, sfugge, diletta, conviene o non conviene va al nominativo, mentre la persona a cui sfugge, conviene, etc... va all'accusativo.
Omnia te fugiunt = Tutte le cose ti sfuggono.
Nos iuvat proficisci = Ci giova partire.